Nell’era di Facebook e Twitter, chi di noi non ha almeno una volta nella vita pensato di scrivere su un diario (digitale oppure no), i propri pensieri, i propri problemi, le proprie paure, angosce o speranze?
Spesso, raccogliendo i pensieri autobiografici di una persona si riesce a ricostruire non solo la sua vita ma anche il contesto sociale in cui essa ha vissuto e, come in un gigantesco puzzle, si ottiene un’immagine del passato che noi tutti abbiamo studiato sui libri di storia ma vista da una diversa angolazione.
Il progetto “Impronte Digitali“, finanziato dalla Fondazione Telecom Italia, consiste nella digitalizzazione dell’Archivio di Pieve Santo Stefano. Tale opera, costata più di un anno di duro lavoro (da gennaio 2011 a maggio 2012) agevolerà così, grazie all’archiviazione digitale, la fruizione degli scritti che raccontano la vita degli italiani, rendendola altresì consultabile da qualsiasi parte del mondo, senza doversi più necessariamente recare di persona a Pieve di Santo Stefano, sede dell’Archivio Nazionale.
La mole di scritti che vengono raccolti dal 1984 ad oggi è impressionante: 7000 tracce che insieme costituiscono un patrimonio documentario riconosciuto nel Codice dei Beni Culturali.
Il lancio dell’iniziativa è avvenuto durante la manifestazione culturale del “Premio Pieve”. In tale occasione l’Archivio Diaristico Onlus ha presentato al pubblico, rigorosamente in formato digitale, il pezzo pregiato della collezione: il Lenzuolo a due piazze della Gnanca na busia (titolo della contadina Clelia Marchi) simbolo dell’istituzione toscana (fondamentali per la buona riuscita dell’evento sono stati: il patrocinio della Bassilichi SpA, la collaborazione della Fondazione Musei Senesi e la supervisione della Sovrintendenza Archivistica per la Toscana).
Ma qual l’obiettivo per un simile evento?
Prima di tutto, come ogni campagna di marketing che si rispetti, focalizzare l’attenzione dell’ opinione pubblica sull’importanza della fruizione digitale dei patrimoni documentari, tema soventemente poco valorizzato.
In secondo luogo, in piena linea con il concetto di open-source e di “condivisione partecipativa”, offrire il patrimonio in formato digitale permette una valorizzazione dell’intero Archivio Diaristico aumentando considerevolmente la frequenza di studi e ricerche su queste fonti da parte della comunità scientifica, che da ora non dovrà più sottostare al rigido vincolo di doversi recare fisicamente alla sede dell’archivio. Contenitore dell’ inziativa, l’immancabile Pagina Facebook che potrete seguire per restare aggiornati anche su altre importanti iniziative.
Il Web sempre più al servizio della cultura o viceversa?
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